Tutti ce l’abbiamo giustamente con la casta dei politici ,che da
decenni non combinano nulla di buono e si mangiano anche le gambe dei tavoli.
Per questa ragione quasi nessuno aveva pianto dopo la fine della
DC, del PCI e del PSI e incautamente si era data fiducia alla discesa in campo
del primo Berlusconi, che aveva saputo sfruttare bene appunto questo
risentimento della gente verso un classe politica corrotta e incapace.
Berlusconi si presentava come il non politico, l’uomo della
società civile, che era stato capace di creare un business di successo
e che si degnava di scendere in politica per realizzare il buon governo.
Contemporaneamente nasceva il movimento della Lega, che pure si
proponeva di farla finita con la “Roma ladrona” dei vecchi partiti, puntando
sulla valorizzazione delle regioni del Nord.
Poi Berlusconi ha sgovernato per vent’anni ed ha asciato
naufragare la sua credibilità nel bunga- bunga.
Il Movimento leghista è stato fatto naufragare dal penoso
entourage di Bossi, dedito ad un costume di peggiore corruttela di quello della
Roma ladrona.
Ed infine è arrivato il Movimento 5Stelle di Grillo, sempre
sull’onda dell’indignazione popolare contro la casta dei vecchi politici.
Sono ormai passati vent’anni di anti- politica militante, che al
momento non ha prodotto praticamente alcun risultato, nel senso che non ha
affatto creato alcuna novità sostanziale nel nostro sistema e costume politico.
Grillo appare come il più coerente rappresentante dell’ anti-
politica, perché ha una visione radicale di superamento del partito politico
come mediatore fra cittadino e potere, usando come strumento di partecipazione
la rete internet, strumento nuovo e realmente potentissimo.
Mi viene in mente però l’interessantissimo filmato trasmesso da
Santoro nel quale è stato ripreso il dialogo improvvisato fra diversi
parlamentari dei 5Stelle e la gente che era in strada.
In uno di questi scambi un cittadino alla fine del suo intervento
dice : ma dovete capire che le mie zie su internet non ci andranno mai.
Prima obiezione difficile da confutare : c’è una fetta di società
che su internet non va e probabilmente non ci andrà mai.
E’ anche vero però che il progresso di queste tecnologie è talmente
impressionante da rendere vana qualsiasi previsione, si pensi ad esempio alle
“smart TV” , cioè al nuovo tipo di televisori, che stanno per soppiantare i
vecchi e che hanno di nuovo proprio il collegamento a internet, che permetterà
anche alle zie di quel cittadino sopra menzionato di “navigare” dal proprio
televisore, senza passare attraverso alcun computer.
Sarà un passo decisivo per tagliare il “digital divide” ,il
distacco che in Italia abbiamo nell’uso delle nuove tecnologie rispetto gli
altri paesi.
Adesso però che abbiamo acquisito con Grillo anche il “nuovo
vero”, cioè un movimento politico che ha una visione ideologico - strategica
realmente diversa da tutte le precedenti, che ha un carattere molto orientato alla modernità
ed al futuro, ed abbiamo sperimentato il fallimento del “nuovo finto”, cioè
quello di tutti coloro, che in questi vent’anni si sono proposti come
“diversi” e non lo erano, come anti- partiti e non lo erano, occorre chiederci
cosa nei partiti tradizionali va buttato e cosa va conservato perché è indispensabile
alla vita della democrazia.
Grillo teorizza apertamente il superamento del concetto stesso di
rappresentanza politica (elezione di rappresentanti della propria opinione)
per realizzare un sistema di democrazia diretta, perché dice che l’uso di
internet oggi consentirebbe di acquisire in qualsiasi momento la volontà
popolare su un determinato problema ,attraverso una specie di referendum “on
line”.
Fantasia o realtà?
Dal punto di vista puramente tecnico niente da dire, la cosa è
possibile, ma non è così semplice come sembra, occorre prima produrre i
programmi giusti, testarli e vedere come funzionano per fare referendum in
internet con una qualche garanzia.
Grillo ha aperto la strada ma ora sta affrontando inevitabilmente i
seri problemi annessi e connessi.
Faccio qualche esempio :
- io, cittadino Giuseppe Rossi mi iscrivo ai 5Stelle, benissimo,
occorre però trovare un sistema sicuro perché il Mov. 5Stelle sia sicuro che io
sia io e non sia un goliardone in vena di scherzi o peggio ancora un
berlusconiano che si iscrive per orientare il movimento secondo le convenienze
del suo capo;
- chi nei 5Stelle è preposto a distinguere le iscrizioni
buone rispetto a quelle fasulle, potrebbe fare il furbo e accettare le
iscrizioni delle persone che dalle informazioni reperibili sul web sono più
fedeli ai capi e cassare le altre e questo ovviamente non sarebbe democratico;
Accettata l’iscrizione che consente di votare su internet si
ripresenta anche nella democrazia diretta il problema dell’informazione.
Non è un caso che questo sistema ha finora trovato applicazione soprattutto
a livello locale in piccole comunità (tutti abbiamo notizia della tradizione
svizzera a questo proposito) perché a questo livello si da per scontato, che il
cittadino elettore sia bene informato sul problema in votazione.
E’ pacifico che la scelta politica del cittadino sarà più
responsabile e consapevole, nella misura in cui il cittadino stesso è bene
informato su quello che deve decidere con il suo voto.
Se cambiamo solo il sistema tecnico di voto dalle cabine
elettorali ad internet e basta, risolviamo solo una piccola parte del problema.
Questo non basterebbe ancora perché la scelta del cittadino anche
su internet può essere viziata :
- non solo da disinformazione, ma da anche
- da pregiudizi culturali,
- o anche solo da semplice da ignoranza, che non gli consenta di
capire quale siano i termini del problema. Non andiamo lontano, perché è
fallito a suo il referendum sull’abolizione della legge sulla
fecondazione assistita, se non a causa del fatto che la gente non era in grado
di capire veramente quale fosse il problema in discussione, troppo complicato,
troppo indefinito.
Quando il 5Stelle ha inserito nel programma elettorale il
referendum sull’euro autorevoli economisti hanno sostenuto che sarebbe stato un
disastro fare votare la gente su un problema così complesso da essere
praticamente non affrontabile dal cittadino medio.
Anche questo è un problema nuovo, bisogna riconoscere che oggi ci
sono problemi tecnicamente molto complessi che non sono alla portata del
cittadino medio e che secondo molti politologi e filosofi non lo sono nemmeno
per i politici.
E’ questo un grosso problema per la democrazia, che bisognerà pure
affrontare.
- o da un coinvolgimento emozionale in risposta ad una propaganda
fatta bene che manipola la sua volontà, senza che lui se ne renda nemmeno conto
al momento.
E qui pensiamo ad esempio al genio per la propaganda (oggi si
direbbe comunicazione) manifestato a suo tempo da Mussolini nell’uso delle
nuove tecnologie, che allora erano la radio e i notiziari cinematografici
dell’Istituto luce, nella efficace retorica della “mistica fascista”, con i
suoi rituali coinvolgenti dal punto di vista emozionale ed identitario,
nell’uso propagandistico del corpo del capo ecc.
Berlusconi ha riproposto in salsa moderna le stesse tecniche e la
gente c’è ricaduta come allora e questa è la misura della loro efficacia tecnica,
ma anche della loro pericolosità.
La democrazia diretta realizzata usando internet non supera per
nulla i pericoli insiti dell’uso spregiudicato delle tecniche subliminali di
propaganda, anzi, rischia di amplificarli.
Si pensi alla polemica intorno alla figura del cofondatore del
Mov. 5Stelle Gian Roberto Casaleggio, che è un grande esperto del settore,
tanto che vive del più che lecito business fondato sull’applicazione di queste
tecniche a scopi commerciali, cioè per vendere alle aziende gli strumenti per
convincere i consumatori a comprare i loro prodotti, invece che quelli delle
ditte concorrenti.
Sul web queste tecniche di propaganda commerciale o politica possono
essere usate in spazi molto grigi, dove il lecito e l’ illecito o il corretto e
lo scorretto sono difficili da distinguere.
Purtroppo infatti i social media fondati sul “mi
piace”, accordato con un fugace clic del mouse a un prodotto, una foto o una
affermazione, sono molto facili da manipolare per fare apparire
apprezzatissima una cosa rispetto ad un’altra.
Trasportare queste debolezze tecniche dal settore del marketing
alla politica non promette nulla di buono.
D’altra parte che i vecchi partiti con strutture burocratiche non
siano più in grado di dare più nulla o quasi è un fatto appurato da tempo.
Però, come sempre, attenzione a buttar via il bambino con l’acqua
calda.
I vecchi partiti con le loro vecchie strutture arrivavano a dare
le seguenti cose che sono ancora indispensabili alla democrazia :
- luoghi di incontro e di scambi di opinioni politiche;
- scuole di formazione non solo per i quadri per prepararli alle
cariche pubbliche (non si può andare a fare il consigliere o il sindaco se non
si ha un’idea di cosa sia il bilancio, come si compila una delibera, se non sia
ha un’idea della legislazione urbanistica e di tutela dell’ambiente ecc.) ma
anche formazione diretta agli iscritti.
Chi non si è mai degnato di partecipare alla vita politica ed oggi
è regolarmente vittima dei populismi di turno non lo sa, ma I partiti e i
sindacati tradizionali hanno esercitato un’ opera pedagogica essenziale per
fare crescere la democrazia in Italia.
Una struttura democratica e trasparente, garantita da precise
norme statutarie, che garantissero nei dettagli ad esempio il rispetto delle
minoranze, senza le quali non esiste democrazia deve essere una scuola di
democrazia.
Il Mov. 5Stelle, sia il benvenuto per le strutture e la strategia
veramente nuova che propone, ma è chiaro che ha da risolvere tutti i problemi
sopra accennati e non sono cosette da poco.
L’ideologo Casaleggio dei 5Stelle, tanto odiato dagli eternamente
conformisti media italiani, nel proporre la sua visione del futuro, ha tra
l’altro avanzata un’idea che trova sempre più credito nel dibattito fra cultori
della scienza politica e cioè che il superamento vero e radicale dei partiti,
come li conosciamo, si realizzerà per il fatto che l’esigenza della gente oggi
è quello di aggregarsi non più sulla base di ideolgie omnicomprensive identitarie
come in passato, ma più concretamente per risolvere problemi concreti e
trasversali.
Che si parta dai problemi e su quella base si costruisca
l’aggregatore politico.
Se voglio realizzare, che so io, la fine della cementificazione
e dell’inquinamento con gli inceneritori per bruciare immondizie, mi aggrego
con chi condivide questo modo di risolvere il problema.
Se voglio mettere in discussione la politica di austerità e voglio
realizzare il salario di cittadinanza per i giovani disoccupati ho la necessità
di aggregarmi con chi la pensa nello stesso modo.
Se voglio l’abolizione del concordato e una politica di laicità,
ho bisogno di aggregarmi con chi la pensa come me.
Dall’ideologia in futuro si passerà al merito dei problemi.
Questa è molto verosimile che sia la linea di tendenza del futuro
anche prossimo ed è innegabile che internet sia in grado di offrire i mezzi e
le opportunità per potere realizzare queste aggregazioni meglio dei partiti
tradizionali.
Però occorre tenere ben presente che sia che ci si trovi nel
tradizionale sistema di democrazia rappresentativa che conosciamo, sia che ci
si trovi nei campi ora tutti da esplorare della democrazia diretta il problema
capitale è quello della partecipazione dei cittadini.
Se i cittadini non sentono la responsabilità di partecipare ad
orientare le scelte politiche, la democrazia langue e rischia la sopravvivenza,
qualsiasi sia il sistema politico.
Partecipare vuol dire essere attivi e non solo recipienti pronti a
riempirsi con la propaganda del regime di turno.
E’ su questo piano che si gioca la partita ed è quindi su questo
piano che chi propone vie e idee nuove deve dare il meglio per dimostrare la
superiorità delle soluzioni che propone.
Internet cioè non cambia nulla se la gente non sente la necessità
di attivarsi.
Internet però è realmente una realtà che ha i mezzi tecnici per offrire a tutti i
cittadini i mezzi per farsi sentire, molto di più e molto più facilmente dei mezzi tradizionali.
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