Difficile non riconoscere che ci vuole anche del geniaccio
per gestire in modo brillante situazioni
difficilissime come l’attuale.
Enrico Letta ha nel proprio bagaglio culturale dosi massicce
di estratto di balena bianca e a questo elisir deve aver fatto ampio ricorso in
questi giorni.
Ha fatto molto meglio del povero Bersani, uomo, che ha
dimostrato un inusitato coraggio vincendo due partite importanti mettendo
i atto soluzioni innovative (fare le
primarie e nomina dei presidenti delle Camere con personaggi esterni) ma poi ha
perso il campionato incassando due cappotti consecutivi con le partite per la
nomina del Presidente e quella per la formazione del governo.
Era a due passi dal
potere entrare nei libri di storia come colui che avrebbe definitivamente
affossato vent’anni di disastroso berlusconismo, se solo avesse avuto il fegato di accettare le
due ,tre precondizioni poste da Grillo : un nome terzo (e cioè non Bersani) per
il governo, un nome terzo per il Quirinale e cioè Rodotà e la rinuncia
all’incasso del malloppo consistente dei rimborsi elettorali.
Lo avesse fatto, oggi Berlusconi si starebbe preparando per
andare finalmente a rendere conto delle sue dubbie azioni davanti al suo giudice naturale come tocca ad ogni cittadino
, al Quirinale ci sarebbe un degnissimo personaggio, specchio e icona di un
cambiamento radicale come Rodotà e al governo ci sarebbe una pattuglia di innovatori,
come sarebbe indispensabile per risorgere dopo venti trent’anni di stagnazione.
Ha fatto meglio di Grillo, al quale va ascritto il merito di avere dato un benefico
e salutare scrollone a un paese prima
rassegnato a un declino irreversibile, ma che ha dimostrato di essere ancora
lontano dal poter diventare operativo con azioni politiche di una qualche
efficacia.
Anche lui come Bersani avrebbe potuto entrare nei libri di
storia come co- affondatore dei grigi vent’anni di berlusconismo, ma di fronte
al marasma di un PD imbalsamato come una mummia incapace di esprimere un
disegno di rinnovamento vero non ha saputo fare le necessarie contromosse per realizzare
finalmente la svolta per la quale la gente ha votato il 5Stelle.
Peccato, perché come è noto l’autobus in politica raramente
passa due volte.
Ha fatto meglio di Renzi, che invece di andare dove lo porta
il cuore, non avendo una visione chiara e definita va solo dove tira al momento
il vento del potere.
Letta aveva un compito quasi impossibile : trovare il modo
di stoppare un Berlusconi che voleva addirittura l’economia per sé e nello
stesso tempo stoppare D’Alema che voleva
gli esteri per sé.
L’ingresso di big delle due parti avrebbe in teoria dato più
sicurezza di durata al governo ma avrebbe anche chiarito agli elettori che si
trattava di inciucio alla massima potenza.
Letta è stato democristianamente abilissimo a fare invece un
governo in questo senso di basso profilo senza i big escluso Alfano con giovani
e donne, nessun ministro precedente escluso Alfano, le amazzoni del Cavaliere
surclassate dalla ex rettrice della Nomale e dalla Bonino.
Per gli elettori ha confezionato probabilmente il meno
peggio possibile.
Ma la realtà è ugualmente quella che è.
Ha coperto le vergogne, come i pittori rinascimentali che a
questo erano costretti dall’arretratezza culturale di papi e principi di allora.
Ma le foglie di fico non risolvono un bel nulla di
sostanziale, perché il grande statista Berlusconi, ai capricci del quale Letta
ha creduto di assoggettarsi ,nei prossimi mesi avrà un solo ed unico pensiero :
i suoi processi, problema privato che sarà quello che potrebbe fare finire
questo governo in qualsiasi momento.
Del resto i berluscones non hanno alcuna remora a dirlo nel
modo più esplicito e di metterlo nero su bianco.
Lo ha fatto l’altro ieri la Santanchè sul Corriere e
ieri Ferrara sul Giornale, indirizzandosi senza tanti complimenti direttamente
alla Signora Boccassini e invitandola a ispirare le sue azioni future a una
preventiva riflessione sulle conseguenze delle sue azioni sugli affari di stato.
La “ragion di stato” torna così in auge, come se fossimo
ancora secoli indietro.
Ferrara del resto è il campione della cultura clerico-
reazionaria e quindi è logico che sia lui a rispolverare come nuova la
decrepita lezione dei gesuiti maestri di teologia morale del ‘600, autori fra
l’altro della “morale situazionista”, variante clericale della laica “il fine
giustifica i mezzi”.
Un grande personaggio come il Cavaliere, siamo uomini di
mondo, non può essere trattato come il cittadino Sig. Rossi, suvvia, lo
dovrebbero capire tutti.
Cercano di convincerci usando gli stessi argomenti esposti
dai commensali nel famoso banchetto fra Don Rodrigo, il conte Attilio, il
Podestà e l’avocato Azzeccagarbugli, senza rendersi conto che da allora sono
passati quattro secoli.
E questo governo delle larghe intese, dovrebbe essere quello
che gestisce il nuovo per salvare il paese dalla recessione.
Povero Letta, abile fin che si vuole, ma come si fa a
mettersi nelle mani del Berlusca, dovrebbe essere un fenomeno per combinare
qualcosa con quel bel soggetto che dirige le danze.
Non mi riesce proprio di augurargli buona fortuna.
E poi c’è questo clima da regime che diventa sempre più
irrespirabile.
Tutti i giornali schierati che scrivono le stesse retoriche
lodi al presunto salvatore della patria, il nonno del Mulino Bianco re -insediato
al Quirinale dalla casta a corto di idee, che ci ha cucinato questo
indigeribile inciucio e che ci vorrebbe imporre di non nominare nemmeno in termine
inciucio, perché lo dice lui.
Clima brutto, peggiore di prima delle elezioni, che è tutto
dire.