lunedì 29 aprile 2013

Molto abile questo Enrico Letta, ma come un pittore rinascimentale deve nascondere le “vergogne” dei personaggi che dipinge.




Difficile non riconoscere che ci vuole anche del geniaccio per gestire in modo  brillante situazioni difficilissime come l’attuale.
Enrico Letta ha nel proprio bagaglio culturale dosi massicce di estratto di balena bianca e a questo elisir deve aver fatto ampio ricorso in questi giorni.
Ha fatto molto meglio del povero Bersani, uomo, che ha dimostrato un inusitato coraggio vincendo due partite importanti mettendo i  atto soluzioni innovative (fare le primarie e nomina dei presidenti delle Camere con personaggi esterni) ma poi ha perso il campionato incassando due cappotti consecutivi con le partite per la nomina del Presidente e quella per la formazione del governo.
Era a due passi  dal potere entrare nei libri di storia come colui che avrebbe definitivamente affossato vent’anni di disastroso berlusconismo, se  solo avesse avuto il fegato di accettare le due ,tre precondizioni poste da Grillo : un nome terzo (e cioè non Bersani) per il governo, un nome terzo per il Quirinale e cioè Rodotà e la rinuncia all’incasso del malloppo consistente dei rimborsi elettorali.
Lo avesse fatto, oggi Berlusconi si starebbe preparando per andare finalmente a rendere conto delle sue dubbie azioni davanti al suo  giudice naturale come tocca ad ogni cittadino , al Quirinale ci sarebbe un degnissimo personaggio, specchio e icona di un cambiamento radicale come Rodotà e al governo ci sarebbe una pattuglia di innovatori, come sarebbe indispensabile per risorgere dopo venti trent’anni di stagnazione.
Ha fatto meglio di Grillo, al quale va  ascritto il merito di avere dato un benefico e salutare scrollone a un  paese prima rassegnato a un declino irreversibile, ma che ha dimostrato di essere ancora lontano dal poter diventare operativo con azioni politiche di una qualche efficacia.
Anche lui come Bersani avrebbe potuto entrare nei libri di storia come co- affondatore dei grigi vent’anni di berlusconismo, ma di fronte al marasma di un PD imbalsamato come una mummia incapace di esprimere un disegno di rinnovamento vero non ha saputo fare le necessarie contromosse per realizzare finalmente la svolta per la quale la gente ha votato il 5Stelle.
Peccato, perché come è noto l’autobus in politica raramente passa due volte.
Ha fatto meglio di Renzi, che invece di andare dove lo porta il cuore, non avendo una visione chiara e definita va solo dove tira al momento il vento del potere.
Letta aveva un compito quasi impossibile : trovare il modo di stoppare un Berlusconi che voleva addirittura l’economia per sé e nello stesso tempo stoppare D’Alema che  voleva gli esteri per sé.
L’ingresso di big delle due parti avrebbe in teoria dato più sicurezza di durata al governo ma avrebbe anche chiarito agli elettori che si trattava di inciucio alla massima potenza.
Letta è stato democristianamente abilissimo a fare invece un governo in questo senso di basso profilo senza i big escluso Alfano con giovani e donne, nessun ministro precedente escluso Alfano, le amazzoni del Cavaliere surclassate dalla ex rettrice della Nomale e dalla Bonino.
Per gli elettori ha confezionato probabilmente il meno peggio possibile.
Ma la realtà è ugualmente quella che è.
Ha coperto le vergogne, come i pittori rinascimentali che a questo erano costretti dall’arretratezza culturale di papi e principi di allora.
Ma le foglie di fico non risolvono un bel nulla di sostanziale, perché il grande statista Berlusconi, ai capricci del quale Letta ha creduto di assoggettarsi ,nei prossimi mesi avrà un solo ed unico pensiero : i suoi processi, problema privato che sarà quello che potrebbe fare finire questo governo in qualsiasi momento.
Del resto i berluscones non hanno alcuna remora a dirlo nel modo più esplicito e di metterlo nero su bianco.
Lo ha fatto l’altro ieri la Santanchè sul Corriere e ieri Ferrara sul Giornale, indirizzandosi senza tanti complimenti direttamente alla Signora Boccassini e invitandola a ispirare le sue azioni future a una preventiva riflessione sulle conseguenze delle sue azioni sugli affari di stato.
La “ragion di stato” torna così in auge, come se fossimo ancora secoli indietro.
Ferrara del resto è il campione della cultura clerico- reazionaria e quindi è logico che sia lui a rispolverare come nuova la decrepita lezione dei gesuiti maestri di teologia morale del ‘600, autori fra l’altro della “morale situazionista”, variante clericale della laica “il fine giustifica i mezzi”.
Un grande personaggio come il Cavaliere, siamo uomini di mondo, non può essere trattato come il cittadino Sig. Rossi, suvvia, lo dovrebbero capire tutti.
Cercano di convincerci usando gli stessi argomenti esposti dai commensali nel famoso banchetto fra Don Rodrigo, il conte Attilio, il Podestà e l’avocato Azzeccagarbugli, senza rendersi conto che da allora sono passati quattro secoli.
E questo governo delle larghe intese, dovrebbe essere quello che gestisce il nuovo per salvare il paese dalla recessione.
Povero Letta, abile fin che si vuole, ma come si fa a mettersi nelle mani del Berlusca, dovrebbe essere un fenomeno per combinare qualcosa con quel bel soggetto che dirige le danze.
Non mi riesce proprio di augurargli buona fortuna.
E poi c’è questo clima da regime che diventa sempre più irrespirabile.
Tutti i giornali schierati che scrivono le stesse retoriche lodi al presunto salvatore della patria, il nonno del Mulino Bianco re -insediato al Quirinale dalla casta a corto di idee, che ci ha cucinato questo indigeribile inciucio e che ci vorrebbe imporre di non nominare nemmeno in termine inciucio, perché lo dice lui.
Clima brutto, peggiore di prima delle elezioni, che è tutto dire.

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