Sono decenni che studio le motivazioni delle
credenze religiose e con questo bagaglio acquisito ho avuto qualche anno fa la
folgorazione sulla via di Damasco.
Frequentando uno dei benemeriti festival che in
certe località si chiamano della filosofia, in altri dei saperi ecc. mi sono
trovato a uno degli appuntamenti in calendario una sera in una basilica
romanica ricca di un millennio si storia.
L’esperienza fantastica e scioccante è stata
quella di ascoltare in quell’ambiente di per sé icona di una tradizione
religiosa e culturale precisa e occidentale una lezione ad alto livello sul contenuto del Maharabata e degli altri testi sacri orientali
tenuta da un accademico della materia.
E’ stato un godimento spirituale perché avevo la
netta sensazione di trovarmi immerso in una proiezione in avanti, tipo macchina
del tempo, cioè in una anticipazione di
quello che verosimilmente accadrà in un futuro abbastanza prossimo.
Le chiese alle quali siamo legati da quella
incoercibile benevolenza e di quasi affetto che avvolge tutto quello che
concerne i ricordi della nostra infanzia, sappiamo che, ci piaccia o non ci
piaccia, si stanno svuotando a un ritmo costante.
Vivo in una città nella quale la storia te la ritrovi
davanti ad ogni angolo di strada e questo solo mi da la visione palpabile dell’enorme
numero di chiese e di conventi che sono rimasti solo monumenti, vestigia e
testimonianza di cose di un tempo, ma che non sono più usati da secoli o da
anni come chiese e conventi per mancanza di fedeli e di religiosi.
Dalla fine del medioevo si è chiuso il periodo “sacrale”
della storia dell’occidente e l’uomo ha dato sempre più credito come fonte
delle sue cognizioni non solo e non più alle scritture, ma alla scienza, alla
filosofia e cioè alla forza della sua ragione.
Ha cominciato a credere sempre meno nei miracoli dei santi, racchiusi nella loro aura
di mistero ed a confidare sempre di più nei miracoli veri e palpabili che la
scienza e la tecnica sfornano in continuazione.
L’incremento costante che si è verificato nel
livello di scolarizzazione ha fatto sì che anche in questo nostro paese che registra
ancora un anomalo grado di influenza delle gerarchie cattoliche rispetto al resto d’Europa, quel filone di
letteratura religiosa che era presente in tutte le case con i così detti “libri
di pietà” o “letture spirituali” concernenti in narrazioni di vite di santi e
meditazioni su passi delle scritture si è molto ridotto.
Ma in più finalmente si trova a confrontarsi con
una sempre più robusta quantità di libri di religione che qui in Italia è
arrivata con incredibile ritardo ma che circolava da decenni non solo nei paesi
anglosassoni ma anche in quelli francofoni.
Si tratta appunto di libri di religione ma non
scritti al fine di produrre quell’opera di ingenua e infantile “edificazione
spirituale” che era così comune da noi, ma per parlare di religione col
medesimo rigore scientifico col quale si parla delle altre discipline.
Cioè in altre parole è finito il tempo nel quale
le gerarchie ecclesiastiche potevano permettersi di presumere di essere credute
col ricorso all’autorità delle scritture o ricorrendo al marchingegno della
successione apostolica (successori degli apostoli ed allora con la stessa
autorità degli apostoli).
Oggi la gente che ha fatto la fatica di studiare
pretende che chi sostiene una qualsiasi affermazione faccia per essere creduto
anche lui la fatica di corredarla di una dimostrazione scientifica o almeno di
elencare gli elementi di una sua intrinseca
validità logica.
Se si tratta di principi morali enunciati dalle
scritture, esige che di quei testi si faccia una ermeneutia storica come si fa
per qualsiasi altro testo antico.
Se si tratta di costruzioni ideologico dogmatiche
costruite dalle teologie pretende che ci sia appunto una coerenza logica nel
ragionamento.
Il ricorso all’autorità per basarci sopra le
proprie affermazioni è un modo di ragionare oggi rifiutato, perché illogico.
Questo per dire che oggi presentare per buone le
liste canoniche dei santi riconosciute dalle gerarchie ecclesiastiche, come se
fossimo ancora di fronte
a contadini illetterati che pendevano dalle labbra del prete che raccontava le
narrazioni sugli eventi miracolosi del santo locale come ci ha mirabilmente
descritto “l’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, è una cosa che non ha più
senso.
Queste liste ufficiali sono piene di personaggi
che non sono mai storicamente esistiti se non nella fantasia di chi ha scritto
sulle loro azioni meravigliose.
O contengono nomi di personaggi storici che sono
stati dei veri farabutti che si sono macchiati di delitti orribili.
Ridimensionati come è giusto i santi ufficiali,
sarebbe ora di cominciare a onorare come meriterebbero i santi che i miracoli
li hanno fatti per davvero spendendo le loro vite nella ricerca scientifica per
liberare l’umanità dal dolore fisico e psichico e dalle malattie, come ha fatto
la Montalcini.
Altri santi laici veri e autentici che la società
dovrebbe onorare come meritano sono i servitori dello stato cioè della società
che hanno dato la vita per adempiere alla loro missione- lavoro.
Invito i lettori a consultare il calendario dei
santi laici edito dal Movimento a 5 stelle
Torniamo a quel mio viaggio nel futuro durante il
quale come dicevo all’inizio ho quasi sperimentato un giorno di qualche anno fa
in una antica chiesa ascoltando il commento al Maharabata.
Che bello sarà vedere nell’ambone delle chiese non
il solito prete che ripete senza sforzi di fantasia e senza il minimo senso
critico la solita litania ma filosofi, scienziati, laici sapienti che come
nella Grecia di Pericle facciano rivivere una agorà del sapere, in chiese non
più clericali ma luoghi di pubblica aggregazione.
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