Bisogna vedersi le immagini del rito religioso- civile con il quale
l’America ha compianto le vittime di Newtown per capire tante cose.
Vogliamo essere così simili agli americani e li invidiamo tanto, che li
imitiamo perfino nelle piccole cose di costume, ma ahimè, loro sono l’impero e
noi siamo la periferia e questo a volte si vede in modo clamoroso, come in
questo caso.
C’è ancora un distacco nello sviluppo culturale, civile, religioso, che ce
li fa invidiare ancora di più.
Obama in mezzo al popolo di Newtown, che con le sue formidabili capacità
oratorie presiedeva il rito interconfessionale iniziato singolarmente dalla
comunità musulmana e seguita dalle altre.
Ancora più significativo per un italiano è stato vedere che al rito che si
celebrava nel teatro cittadino il pubblico rimaneva seduto alla lettura delle
scritture a cominciare dal Corano, ma tutti si sono alzati plaudenti quando è
salito sul palco l’imperatore, il Presidente Obama, perché lui era il “pontifex
maximus” riconosciuto tanto che lui ha letto la scrittura, esattamente la
seconda lettera di Paolo ai Corinti versetti 4,16 e successivi.
Pensavo che questo giudizio suk Pontifex Maximus fosse una mia impressione
personale di italiano per niente abituato alle manifestazioni di “religione
civile”, ma questa mia impressione è stata confortata sul sito della CNN da
queste parole, incredibili per noi, dell’editorialista di quella TV, Stephen
Prothero biblista, docente all’Università di Boston : “non è stato un discorso
(quello di Obama) è stato un sermone. E ha messo in evidenza i talenti del
nostro attuale “pastor in chief” pastore
capo”.
Poteva benissimo essere Costantino 16 secoli fa, pontefice massimo, abituato ai culti di Mitra, Cibele, Apollo,e
dopo il 313 dei Cristiani, perché tutti i culti confluivano nella religione
civile che si riconosceva nei valori condivisi dell’impero, che stava insieme
per quello, che era il suo supremo simbolo.
Obama celebrante che sceglie l’inno civile da cantare per unire tutti nella
celebrazione : “Amazing Grace” invocazione a dio nelle avversità della vita
scritta nel ‘700 da un inglese capitano di una nave negriera, che scampato a un
naufragio poco a poco riacquista il senso dell’umanità e negli ultimi anni di
vita compone questo inno che è diffusissimo nel mondo anglosassone.
Quanto siamo lontani. Quanto siamo indietro, purtroppo.
Gli americani che trovano con naturalezza momenti di straordinaria unità civile
e spirituale nella loro “religione civile” come abbiamo visto.
Allo stesso modo invidio sempre gli inglesi di Gran Bretagna quando il
famoso 11 novembre alle ore 11 vedo l’annuale servizio di religione civile dedicato
al ricordo dei caduti di tutte le guerre manco a dirlo presieduto dalla Regina
con i religiosi in posizione laterale e la rappresentanza istituzionale che
nella sua semplicità e funzionalità fa semplicemente vergognare noi italiani :
il primo ministro e il leader dell’opposizione di Sua Maestà, punto, altro che
i nostri trecento partiti e partitini.
Per molti sarà sgradevole ricordarlo, ma credo che onestà intellettuale induca
a osservare che nella nostra storia recente l’unico leader politico che ha
almeno tentato di istituire una “religione
civile”, parzialmente riuscendoci, è stato Mussolini.
I cattoliconi rabbrividiranno, ma una documentazione storica di questa
affermazione è stato il discorso di Mussolini alla Camera dopo la firma dei
Patti Lateranensi , che mi ha sempre
colpito per la sua anti – ortodossia.
Cito a memoria “abbiamo voluto dare la pace religiosa all’Italia ma deve
essere ben chiaro a tutti che noi celebriamo gli eterni valori che non sono
quelli cristiani, ma quelli del fascismo”.
Non entro nel merito, ma è del tutto evidente che questa era una
affermazione di “religione civile”.
Non è un caso che in quel regime ci fosse addirittura una struttura istituzionale
dedicata alla “mistica fascista”.
Poi il fascismo è finito, come è finito, ma questa non è una buona ragione perché
in Italia il potere civile debba essere succube a volte in modo addirittura
ridicolo del Vaticano e nessun leader politico sia mai stato in grado di ricostruire una forma di “religione civile”
condivisa.
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