mercoledì 19 dicembre 2012

Scegliendo il centro Monti ha scelto di non scegliere, non sembra una grande pensata.





Il centro, ma chi era costui?
L’Italia del dopo-guerra aveva conosciuto il centro, e i governi centristi, ma chi si ricorda oggi di Giuseppe Pella , Guido Gonella, Mario Scelba , Attilio Piccioni, Antonio Segni ecc. Forse ci si ricorda di quest’ultimo perché divenne Presidente e comunque per i giovani questi nomi appartengono ad  assoluti sconosciuti.
Se andiamo a consultare un libro di storia per vedere cosa hanno fatto vediamo che il loro chiodo era il pareggio di bilancio alla Quintino Sella e qui comincia a delinearsi una vicinanza non di poco conto col nostro odierno Prof. Monti.
Era la DC,  la vecchia balena bianca, che allora non era affatto vecchia perché accanto ai grigi centristi sopra elencati c’erano gli scalpitanti Fanfani , Vanoni, La Pira, c’era non in politica ma in posizione ancora più importante un Enrico Mattei all’Eni, c’era un Giuseppe Dossetti, che stava maturando la sua dottrina sociale,  c’era Dino Penazato alle Acli, c’era Giuseppe Lazzati all’Università Cattolica, c’era Mario Rossi alla Giac, branca giovanile dell’Azione Cattolica,  appoggiato da Mons. Giovanbattista Montini, che si contrapponeva a  Gedda, Presidente appunto dell’Azione Cattolica e reduce dalle battaglie anticomuniste frontali con i Comitati Civici e c’era ancora soprattutto un certo Alcide De Gasperi, che nell’aspetto e nello stile sobrio, ma solo in quello purtroppo, richiama un po’  il nostro Monti.
Basta questo elenco sommario  per capire che quella Dc era grande non solo di numeri, ma di teste, di competenze, non solo di idee ma soprattutto di ideali.
Era plurale, ma si alimentava in un mondo cattolico vastissimo  vivo e pensante.
I grigi anni ’50 del centrismo hanno consentito all’ala progressista della DC di scaldare i motori elaborando le riforme che avrebbero fatto dell’Italia il paese moderno del boom  nei successivi anni ’60 : la riforma agraria con il superamento del latifondo nobiliare e medioevale; un piano formidabile di costruzione di case popolari; la leva delle opere pubbliche usata a piene mani con la costruzione delle infrastrutture a cominciare dalle autostrade; l’allargamento dell’istruzione ai ceti che prima non ne potevano usufruire; l’allargamento della copertura pensionistica;  le mutue malattia, primo passo verso il servizio sanitario nazionale;  il rafforzamento della struttura industriale pubblica con l’Iri, arrivato a dimensioni gigantesche nell’acciaio, nell’energia, nella chimica, nella cantieristica ecc. insomma  : lavori pubblici, infrastrutture, piena occupazione,  nella direzione dell’Europa Unita.
Ed ora Monti si orienta sui  movimenti residuali  di uno spento e grigissimo Casini, di un dandy alla Cordero di Montezemolo, di un rimasuglio di mondo cattolico alla Olivero e Riccardi, ormai ben lontani dalle radici cristiano-  sociali del movimento cattolico italiano degli anni ’60.
Con questa armata Brancaleone alle spalle che vuol fare Monti?
Sfidare a regolar tenzone la corazzata mediatica di un  Cavalier B. ,ormai disposto a tutto, ma veramente a tutto, pur di riguadagnarsi il solito salvacondotto giudiziario che lo tenga lontano da San Vittore ?
Portar via al povero Bersani quella manciata di voti moderati che potrebbero riuscire nell’impresa, fino a ieri ritenuta impossibile, di fargli perdere le elezioni?
E a vantaggio di chi?
Il gioco arrischiatissimo di Monti è chiaramente quello di mettere insieme un nuovo gruppo politico di destra moderata che si ispiri al Partito Popolare Europeo, cioè a quel che è rimasto dei movimenti democristiani  in Europa e di fare da ago della bilancia.
Ma prima di tutto quest’area è già affollata essendoci da sempre Casini e poi i dirigenti del PPE hanno avuto qualche anno fa lo stomaco di prendere per buono il partito di Berlusconi che con i democristiani europei non si vede cosa possa avere avuto da spartire, ma che comunque c’è ancora.
E poi il suo azzardo potrebbe funzionare solo nel caso in cui da Berlusconi si staccasse un gruppo consistente di ex berlusconidi  delusi, ma abbiamo visto già quante volte questi hanno tentato il ruggito del coniglio, per tornare nella conigliera il giorno dopo.
E quand’anche il gioco funzionasse e cioè Monti con i raggruppamenti che a lui si ispirano arrivasse al massimo che gli analisti gli assegnano come voti potenziali cioè a un 20%  che farebbe?
Dovrebbe scegliere di governare o con Bersani o con Berlusconi che verrebbe ricacciato in una posizione di aggregatore di tutte le destre da quella fascista alla Lega a quello che rimarrebbe del suo partito personale.
Ma se ragioniamo sui numeri l’azzardo di Monti è legato proprio alla consistenza dei berlusconiani che si dovrebbero staccare dalla figura del capo, con i quale hanno condiviso vent’anni di vergogne.
Contento lui, ma certo legare tutto il suo progetto politico alla determinazione dei Frattini, Pisanu, Quagliariello, ed ex Ciellini in crisi di coscienza, altro che sobrietà, ci vuole il coraggio di un giocatore di poker.
E intanto l’Italia aspetta e mai che arrivi un politico “normale” che faccia cose normalmente sensate,  seguendo la strada maestra scritta nella costituzione, che tutti esaltano ma che tutti si mettono sotto i piedi continuamente.
La cosa migliore che ha detto Benigni nel suo show di tre giorni fa è stata proprio questa battuta : la Costituzione, aspetto che entri in vigore.

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