C’è da non credere ai propri occhi.
Chi scrive, come più o meno tutti coloro che seguono la politica italiana con un minimo serietà (impegno a documentarsi prima di parlare o di scrivere),prevedeva che il tramonto del Berlusconismo, almeno nella sua versione cesarista e padronale più spinta, sarebbe stato travagliato e quindi ci avrebbe servito aspetti ancora più sgradevoli e spiacevoli di quelli già prodotti.
Ma l’editoriale di Sallusti sul Giornale del 4 giugno scorso dal titolo “meglio liberi servi che voltagabbana” e la parallela chiamata a raccolta di Ferrara dei “liberi servi” in un teatro romano per oggi, sono abbastanza allucinanti e senza precedenti.
Va bene che non c’è limite al peggio, ma qui siamo arrivati veramente al fondo.
Sallusti critica un fondo di Galli della Loggia sul Corriere del giorno prima con un estremismo verbale che non si vedeva nemmeno sulla peggiore Unità dei tempi di Stalin.
Galli della Loggia con argomentazioni pacate, come è nel suo stile, diceva per la prima volta (e questo non è un complimento che gli sto facendo) che il Berlusconismo sta crollando a causa del fatto che la gestione personalista di Berlusconi non ha mai permesso la nascita di un vero partito in quanto essendo la dirigenza di quel movimento solo nominata a cooptata dal capo ha prodotto inevitabilmente una selezione di quella classe politica al contrario favorendo l’ascesa solo dei più obbedienti e non dei migliori.
Galli della Loggia non è un idraulico, è uno che per professione fa il politologo e di conseguenza analizzando il berlusconismo rileva quella anomalia che il suo mestiere lo obbliga a rilevare.
Ma secondo Sallusti questo significherebbe produrre l’equazione berlusconiano = servo.
Va bene non voler capire che Berlusconi aveva appena perso rovinosamente delle elezioni a causa di un uso scriteriato di un linguaggio estremista che ha irritato i moderati.
Ma vestire di toni così violenti ed estremistici, mai visti prima, argomenti così culturalmente così bassi e perdenti è puro masochismo.
“il re la corte e i cortigiani….è una idea vecchia come il mondo….le cose funzionano così sotto ogni cielo” dice Salliusti.
Ma questo è fuori di testa.
Evviva! Ad Atene nel 420 a.C. non è mai esistito alcun Pericle, pensoso sulla partecipazione democratica, c’era solo una corte e cortigiani.
Figuriamoci poi nella Parigi nel 1789 non è successo nulla, che diamine, la testa di Luigi XVI è stata un accidente, non una sostanza, la sostanza era una corte e dei cortigiani.
I partigiani sulle montagne nei primi anni ’40 non sono mai esistiti, il loro ideale poi era una corte e dei cortigiani, per questo rischiavano la tortura e la pelle.
Ma come si possono dire delle cavolate così clamorose!
Dove vanno a prendere la faccia per scrivere queste cose.
Ma non è finita questo è solo l’inizio, il seguito è ancora più sgradevole e più inclinato verso il basso.
Segue infatti l’elogio dell’obbedienza corredata da esempi totalmente fuori luogo confondendo mele con pere e cadendo nell’abisso del cattivo gusto dove si citano ad esempio i militari caduti come esempi eroici di comportamenti ispirati all’obbedienza.
Ma è possibile che Sallusti non si sia reso conto che ha osato equiparare il sacrificio della vita di giovani entusiasti del loro lavoro di soldati, vissuto per migliorare le condizioni di vita ad esempio degli afgani con il comportamento indegno del quale si dovranno vergognare a vita dell’abbondante centinaio di deputati del Pdl che per affermare l’obbedienza cieca agli ordini del capo hanno votato contro ogni decenza e verosimiglianza che la signorina Rubi era la nipote di Mubarak?
Ma non è ancora finita.
Infatti Sallusti poi osserva che è comodo per Galli della Loggia di professione professore universitario parlare liberamente , tanto lui come statale ricopre un posto amovibile.
Santo Iddio, spostando scorrettamente le contumelie contro Galli della Loggia, su un piano personale, Sallusti, direttore del giornale di famiglia recentissimamente defenestrato perché qualche capro espiatorio della sconfitta elettorale bisognava ben trovarlo, dato che il capo si guarda bene da assumersene la responsabilità, sembra proprio denunciare che la lingua batte dove il dente duole.
Sembra che dica, è facile per tè dire quello che vuoi, tanto nessuno ti butterà mai fuori dalla tua cattedra come ora capita a me.
Il discorso però è condotto a così basso livello che oscura il fatto che Sallusti è stato licenziato pur avendo dimostrato obbedienza ceca per il capo e non certo per aver cantato fuori dal coro.
Segue poi una inverosimile accusa ai giornalisti del corriere di essere stati tutti schiavi del padrone Agnelli per molti anni (altro scivolone terribile se si tiene conto del fatto che lo stesso giornalista era stato in forza al Corrierone).
Ultima contumelia che vorrebbe essere più attuale : i giornalisti del Corriere sarebbero tutti schiavi degli attuali padroni della testata ed in particolare delle banche.
Quando uno non ha argomenti o vive probabilmente un periodo professionale non propriamente felice si può capire che si lasci andare ad un’ira ceca, ma un minimo di rispetto per la capacità intellettive dei lettori dovrebbe essere doverosa.
Perché nel caso specifico anche questa argomentazione addotta da Sallusti finisce nel ridicolo.
Si pensi infatti che, come tutti sanno, la fortuna del Corriere è quella di essere attualmente di proprietà di un “gruppo di azionisti di riferimento” talmente composito (tra l’altro c’è anche in posizione di rilievo Mediobanca con Marina Berlusconi) che se un giornalista volesse mettersi in luce cantare le lodi del padrone per compiacerlo, anche se fosse un genio, non sarebbe nelle condizioni di capire che tipo di canzone dovrebbe cantare.
Il Corriere è condannato ad essere centrista o terzista per necessità oltre che per scelta, ma Sallusti non lo sapeva?
E allora perché scadere fino a quel punto, proprio adesso che lo buttano fuori ?
Che strana gente che ha prodotto il Berlusconismo.
Se Sallusti avesse voluto confermare la fredda analisi politologica di Galli della Loggia su un movimento politico anomalo che ha prodotto una classe dirigente selezionata al contrario, non avrebbe potuto fare di meglio che scrivere quello che ha scritto, disgraziatamente per lui però il suo intento era il contrario.
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