mercoledì 8 giugno 2011

La Rai vittima delle fissazioni del grande persuasore occulto

Santoro se né dovuto andare, se pure coperto d’oro, causando un danno economico pesantissimo a Rai 2 che non poteva proprio permettersi di rinunciare alle entrate publicitarie, derivanti dalla sfrontata faziosità del conduttore di Anno Zero, che evidentemente piaceva molto al di là del salottino della sinistra.
E’ chiaro che per fare punte di ascolto di sette milioni di telespettatori Santoro era seguito anche da non pochi berlusconiani che volevano assaporare il brivido dello sberleffo al Capo, cioè amavano non disdegnare brevi libere uscite dalla grigia propaganda , che riempie da anni quasi tutti i media italiani.
A loro piaceva ogni tanto un po’ di trasgressione, ma il capo ad ogni puntata si imbufaliva.
Il pluralismo dell’informazione proprio sul mezzo pubblico, la pluralità dei poteri oltre al suo, sono tutte cose che non fanno parte del suo universo culturale.
Perché? Perché aspira alla dittatura? Ma no se ne fosse capace lo avrebbe già fatto.
Più modestamente è prigioniero di quelle che vent’anni fa erano le sue competenze imprenditoriali- professionali, che gli davano sui competitori un vantaggio competitvo, ma che oggi sono rimaste per lui delle fobie che lo costringono a non guardare più alla realtà.
Belusconi era ed è convinto che il popolo sia una massa di pecoroni di bassa educazione e quindi senza alcuna capacità critica, disposta per definizione a seguire prontamente il messaggio mediatico che ne solletichi il sentimento.
All’imprenditore dei media ed al poltico quindi non basterbbe altro che saper usare i mezzi per diffondere quel messaggio in modo accattivante e il gioco sarebbe fatto.
Il popolo dirà di si, ancora!, ancora!
Su questa granitica convinzione ci ha campato come imprenditore e come politico e ne ha ricavato anche successi clamorosi ma irrepetibili.
Per questo aveva cacciato gente del calibro di Montanelli e Biagi.
Per questo aveva già cacciato Santoro e sbavava per cacciare Gabanelli,Fazio,Floris,Dandini.
Se ci fosse riuscito cosa sarebbe rimasto? Il deserto dei Tartari.
Ma qui subentrerebbe il problema del gigantesco conflitto di interessi che per ora tralasciamo.
I giornali ci riferiscono che ai fortunati del suo più stretto entourage il Cavaliere mostrava in modo maniacale come pezze giustificative delle sue fobie tabelle di sondaggi da lui stesso commissionati a dimostrazione del fatto che queste ultime elezioni le avrebbe perse a causa di Santoro, così come secondo lui si era verificato nei precenti casi nei quali le urne lo avevano sconfitto.
A quanto pare quindi l’uomo sembrerebbe convinto che la poltica sia l’arte della manipolazione delle coscienze e questo non è bello prima di tutto per i suoi estimatori che da questo assioma si beccherebbero la qualifica di teste di legno.
Ma come mai, se la pensava così, non ha mai fatto quello che detterebbe il normale buon senso cioè non ha usato l’enorme potere mediatico del quale dispone per contrapporre a Santoro e C. trasmissioni uguali e contrarie.
Prima di tutto quando ci ha provato non ha mai trovato conduttore e intellettuali all’altezza.
Ma non è qui il problema, come si lascia scappare l’unico intellettuale di destra che il Giornale è in grado di spendere cioè Marcello Veneziani sul numero di oggi rileva che la filosofia del Capo è tutt’altra.
Secondo la sua filosofia politica il popolo non va attizzato con trasmissioni di quel tipo, ma al contrario va cullato con trasmissioni di intrattenimento favorendone il letargo.
Non voglio fare l’elogio dell’intellettuale ma ci voleva Veneziani perché i lettori del Giornale vedessero almeno accennata qual è la strategia di fondo del capo e cosa devono fare secondo quella. Adesso che lo sanno si regolino loro

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