La sottile ma martellante disinformazione della destra con i suoi sovrabbondanti mezzi di comunicazione ci ha abituati ad un finto “politicamente corretto” per il quale le professioniste del sesso non si chiamano più come si sono sempre chiamate ma sono diventate “escort”.
Con la stessa arrogante protervia i faccendieri che infestano e inquinano la politica, dopo l’arresto di Bisignani non sono più faccendieri ma “lobbisti” ai quali sarebbe giusto fornire un ufficio in parlamento come fa il Congresso Usa.
Tralasciamo il fatto che politologi di prima grandezza come John Talbott hanno pubblicato testi documentati per far capire agli americani che le lobbie che si comprano la politica stanno minando le basi della democrazia e quindi è necessario sbatterli fuori dai palazzi del potere.
Rimaniamo in Italia.
Nella prima repubblica i faccendieri c’erano eccome, solo che siccome i loro nomi venivano fuori regolarmente o come retrobottega delle stragi o come retrobottega dei grandi scandali nazionali (tangente Enimont etc) gli interessati cercavano di tenere il profilo più basso possibile e nel mondo dei potenti anche se molti o tutti li conoscevano, venivano trattati pubblicamente come appestati.
Oggi dopo vent’anni di berlusconismo vediamo che invece della “rivoluzione liberale” l’unica rivoluzione clamorosa che ha acquisito il paese è “la volgarità al potere”.
Ed allora il fatto che il potere venga gestito da persone che non hanno alcuna legittimazione istituzionale e quindi nessuna investitura democratica e quindi non sono tenuti ad alcuna trasparenza viene descritto come un fatto del tutto normale e poi diamine il giovanotto è anche belloccio e simpatico, veste in doppiopetto, prima di darti la mano si cura di strofinarsela per non darti la spiacevole sensazione di umidiccio come recita il manuale del buon manager berlusconiano, che c’è da ridire?
Come faceva il giovanotto a sapere cose che non avrebbe dovuto e non avrebbe potuto assolutamente sapere, perché non le sapevano nemmeno i magistrati colleghi dei titolari delle inchieste?
Il sottile, ma non tanto, giochetto dei ricatti è un inquinante della democrazia o no?
E poi, vivaddio guardiamoci dal parlare di P3 o P4, del resto non è vero che anche la P2 era tutta un’invenzione senza fondamento, come dicono il Giornale, Libero, il Tempo i Tg di Mediaset ecc?
Qui fermiamoci e prestiamo attenzione perché siamo arrivati al nocciolo del problema.
Se i petrolieri americani fanno pressione (lobby) perché i politici, che contattano diano retta a loro e non ai lobbisti delle aziende che vendono impianti per energie rinnovabili, fanno il loro mestiere e per di più alla luce del sole, perché non rilasciano bustarelle ma assegni che sono soggetti a pubblicità nei bilanci dei partiti e dei comitati elettorali dei politici.
Se i faccendieri italiani ricattano perché certi appalti vadano al Tizio invece che a Sempronio o agli alti vertici dello stato venga nominato Caio invece che Mevio, le cose sono ben diverse e sono terreno di accertamento della giustizia penale.
Se poi i faccendieri italiani fanno un passo successivo e si consorziano in una cupola segreta come era successo con la P2 la cosa diventa una minaccia alla stabilità dello stato.
Ho un ricordo personale di un incontro con Tina Anselmi, gagliarda ex partigiana cattolica, presidente della commissione parlamentare sulla P2, alla fine del suo mandato, invitata a rassicurare il popolo democristiano ,abbacchiato dal marciume che veniva fuori da tutte le parti.
Per carattere e storia personale non si sarebbe lasciata intimidire nemmeno dal diavolo, ma non riuscì assolutamente a rassicurare. Era chiaro che avvertiva il fatto che il potere politico (rappresentato dall’ultimo Forlani) era troppo debole e inquinato per spazzare via i piduisti.
Figuriamoci questi dilettanti allo sbaraglio del berlusconismo al tramonto.
Siamo costretti a sperare al solito nella magistratura, che almeno loro tengano duro.
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