giovedì 23 giugno 2011

L’Italietta di Bisignani descrive un paese che ha messo al potere le mezze calzette

L’unica carica istituzionale che in questi ultimi anni riesce a svolgere il suo ruolo con dignità, ricambiato da un altissimo indice di gradimento, è come a tutti è noto il Presidente Napolitano, che ci ha esortati durante le celebrazioni dei 150 anni dalla nascita dell’Italia unita ad essere orgogliosi della nostra patria.
Certo che dopo aver letto i verbali sui colloqui telefonici del faccendiere lobbista Bisignani con tutta o quasi l’Italia che conta, pubblicati dai giornali in questi giorni, anche con tutta la buona volontà, viene piuttosto voglia di mettersi al seguito dei tunisini e varcare la frontiera di Ventimiglia con un biglietto di sola andata, approfittando del fatto che non ci hanno ancora sbattuti fuori dall’Europa.
Un primo esempio piccolo ma illuminante.
Provate a riandare con la memoria al film di Rosi sulla vita di Enrico Mattei, al rapporto allora definito spregiudicato, che aveva con i governi e con i politici.
Il suo prestigio e la sua storia personale gli consentivano di elaborare una politica energetica, di andare a combattere sul campo per strappare un contratto ai satrapi medio-orientali, cercando di precedere gli emissari delle potentissime sette sorelle, la politica seguiva.
Quanta strada è stata fatta in discesa, se il suo successore Scaroni si turba all’idea di una convocazione ad Arcore e per avere delucidazioni non è in grado di farsi anticipare le cose, che so io da Letta o da Frattini, o direttamente da Berlusconi, ma si abbassa a contattare il faccendiere Bisignani.
Lasciamo perdere il caso più folkloristico ma non meno penoso del frate francescano che passa per la segretaria di Bisignani per organizzare la visita del papa ad Assisi.
Facciamo finta di non capire quale carica eversiva si possa nascondere dietro a un individuo senza alcuna veste istituzionale che tiene sistematicamente le fila fra i vertici dei servizi segreti e gli stati maggiori delle varie armi.
Viene da ridere amaramente pensando a quale livello di penosa insignificanza è arrivata la politica istituzionale a causa della pochezza del personale politico, se il presidente del comitato di controllo sui servizi segreti il navigatissimo D’Alema viene bypassato da un faccendiere qualunque, chiaramente molto più potente di lui.
Che dire poi della schiera starnazzante delle signore ministre, sottosegretarie, deputate, prontissime a fare la fronda per telefono contro la leadership berlusconiana, salvo poi ripiegare immediatamente dopo la bacchettata del capo padrone fino ad arrivare al caso della ministra che aveva minacciato le dimissioni e poi nelle intercettazioni viene fuori che avrebbe fatto il diavolo a quattro per farsi impalmare dal cavaliere.
Non parliamo del direttore della Rai che si fa scrivere dal faccendiere la lettera di licenziamento del conduttore che ha portato alla sua azienda lo share più alto e quindi i più alti ritorni pubblicitari.
E con questa classe dirigente pensiamo di poter rientrare dal debito pubblico più alto d’Europa e tenere la concorrenza economica asiatica?
E’ giusto però rilevare anche che non sono stati beccati nelle intercettazioni membri dell’opposizione salvo Cesa dell’Udc di Casini, né industriali privati di un qualche peso, né ecclesiastici di un certo rilievo, né banchieri, è già qualcosa ed è l’ennesima riconferma del fatto che i “poteri forti” chiesa, banche, confindustria ne escono con maggiore dignità della classe politica.

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