La politica italiana attraversa da decenni una fase tanto sgangherata da produrre dei fenomeni incredibili, anomali, unici nel senso che non hanno né precedenti storici né casi analoghi all’estero.
Ma che non sono affatto innovazioni né produzioni geniali, semplicemente essendo dei non sensi in quanto illogici, sono appunto delle sgangheratezze.
Mi riferisco al fatto che il berlusconismo è riuscito ad assemblare a caso una pattuglia di politici, giornalisti e intellettuali, che si sono proclamati i soli e unici difensori ed interpreti di quella che ritengono essere la retta morale cattolica applicata alla vita pubblica.
1- primo fatto rilevante, ritengono costoro che esista una retta morale cattolica applicata alla vita pubblica e sociale che non ha nulla a che fare con la medesima retta morale cattolica applicata alla vita privata, poiche in questo campo ognuno sarebbe legittimato a fare quel diavolo che vuole.
Li si può capire, l’unico modo di essere berlusconiani con quello che Berlusconi combina nella vita privata e che difende come il suo “stile di vita” è quello di praticare e teorizzare questa drastica dicotomia fra vita pubblica e privata, che ovviamente nessuno può rinvenire in qualsiasi manuale di teologia morale , che invece teorizza l’esatto contrario.
Quei componenti della predetta pattuglia che hanno una reputazione da difendere come esponenti del mondo cattolico, se pure ovviamente della componente clericale- tradizionalista, tentano di salvarsi in corner nascondendosi dietro alla teoria della “ragion di stato” (vecchio arnese che non ha alcun senso nel mondo moderno e democratico) e che loro invocano per difendere la linea appunto della doppia morale che il Vaticano praticava prima di scaricare Berlusconi e secondo la quale se un uomo pubblico nella vita privata pratica abitualmente porcellate, ma come uomo pubblico fa approvare leggi giudicate favorevoli dallo stato del Vaticano, è giusto che la chiesa lo giudichi e lo sostenga guardando a quello.
La debolezza del ragionamento e la sua siderale lontananza dal messaggio evangelico (vedi Giovanni Battista che intima a Erode di cambiar vita a causa di Salomè) non necessitano di ulteriori argomentazioni.
Se poi passassimo dalla prospettiva cattolica a quella puramente civile, dovremmo chiederci che censo ha in un mondo secolarizzato sostenere come i wahabiti dell'Arabia Saudita che la morale civile può sostenersi solo sul fondamento metafisico di una religione rivelata con tavole della legge e un sistema di ricompensa per i buoni e condanna per i cattivi.
Non viene in mente a nessuno di questi intellettuali della destra l'eccelso livello morale ad esempio della morale civile stoica,secondo la quale la legge morale è ricompensa a sè stessa e quindi non è necessario basarla su alcun sistema metafisico, retto alla fin fine sulla paura della condanna e quindi più adatto al mondo dei bambini che a quello degli adulti, dove dovrebbe vigere il principio primo della responsabilità e non quello della paura del castigo?
E poi tutta la problematica sulla differenza fra "diritto naturale" e "diritto positivo" che è patrimonio di tutto il mondo democratico, ma che in Italia trova ancora ostacoli in questi difensori di un mondo distrutto e condannato dalla storia oltre due secoli fa?
2- il secondo fatto rilevante è che la pattuglia della quale si parla è quanto di più male assortito si possa immaginare.
Si va dai pochi cattolici ufficiali per lo più giornalisti di CL alla sottosegretaria Roccella ex radicale, alla storica Scaraffia pure ex radicale e da tempo promossa se pure saltuariamente editorialista addirittura dell’Osservatore Romano, per arrivare al caso credo unico al mondo degli atei devoti alla Giuliano Ferrara, che si è incapricciato del clericalismo da lui ritenuto indispensabile e insostituibile fondamento della religione civile, che non potrebbe essere invece fondata su alcuna morale laica, come in quasi tutto il resto del mondo occidentale, all’attualmente più defilato Senatore Marcello Pera, che da laico aveva discettato sul tema col Card.Ratzinger.
Ultimo arrivato l’ex islamico Magdi Cristiano Allam che come preparato teorico di un possibile islam moderato aveva suscitato parecchia stima e simpatia, ma che ora come cattolico ultraconservatore molto approssimativo non suscita né stima né simpatia.
3- Tutti costoro si sono esibiti in una improba e improduttiva fatica quando dopo l’ondata delle notizie delle notti presunte allegre del premier nostrano si sono dovuti confrontare con lo tsumami che ha travolto Dominique Strauss Kahn e che era giocoforza rapportare all’analogo chiodo fisso del nostro premier.
Ferrara e il Ciellino esperto di Madonne miracolose Antonio Socci hanno aperto le danze con diversi pezzi nei quali si scagliavano ostentando terribile livore contro il “moralismo” a loro pare ipocrita della sinistra, che non sarebbe legittimata a dire nulla in campo di giudizi morali perché avendo generato nel suo interno il famoso ’68 artefice di ogni forma di Sodoma e Gomorra sarebbe lei stessa la causa vera del basso livello morale della società attuale.
Personalmente sono convinto che se il ’68 è già passato alla storia come il tentativo (lo riconosco purtroppo non riuscito) di portare “la fantasia al potere”, il berlusconismo passerà alla storia come il movimento politico che ha portato (con successo) “la volgarità al potere”.
Il voler negare l’evidenza sia nel caso Berlusconi sia nel caso Strauss Kahn lo trovo prima di tutto un insulto all’intelligenza dei lettori, che prima o poi se ne accorgono e reagiscono.
Il fenomeno sopra descritto degli strani “cattolici” berlusconiani si può leggere da due angolazioni diverse.
Da parte berlusconiana è tutto sommato comprensibile, perché su questi argomenti scabrosissimi se uno vuol essere berlusconiano non può far altro che arrampicarsi sugli specchi con argomentazioni che non valgono la fatica di produrle.
Dalla parte del comportamento della chiesa, essendo lei sì legittimata a dire chi e che cosa è cattolico o non cattolico si fa un po’ fatica a perdonare la doppia morale che è stata sostenuta fino a ieri pur sapendo che tanti cattolici , che politicamente si ritrovano a destra come a sinistra
ne rimanevano scandalizzati in senso evangelico.
Fortunatamente, pur essendo i “fedeli” una schiera in costante restringimento, la struttura ramificata territorialmente in modo molto diffuso ha consentito alle gerarchie se pure in ritardo di avvertire l’irritazione della base che era già diventata indignazione e di decidere di abbandonare Berlusconi al suo destino.
Ma rimanendo in argomento,prima obbiezione : ammettiamo pure che le gerarchie si siano accontentate dei privilegi che il berlusconismo concedeva a piene mani insieme a leggi sulla bioetica con l’imprimatur vaticano, ma non potevano trovare qualcuno un po più qualificato per fargli fare la parte del “cattolico berlusconiano”? Come hanno fatto ad accontentarsi dei Ferrara, dei Pera, Rocella, Scaraffia, non c’erano più teologi nelle facoltà pontificie?
Seconda obbiezione : comunque uno pensi in campo cattolico con una sensibilità più tradizionalista o con una apertura al rinnovamento, non è sempre stato riconosciuto il principio primo che tutti ci si ritrova e ci si deve ritrovare nella scrittura?
Se è così, che c’entrano il potere ,l’imposizione di regole “cattoliche” con la coazione della legge civile, la ragion di stato ,con l’evangelo?
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