Il latino non lo capisce quasi più nessuno, però una delle leggi più ferree della politica è nata in latino : “horror vacui”, la paura del vuoto.
E’ una massima che mette in luce una piega fondamentale della psicologia umana con influenze fortissime sui comportamenti politici.
Ma che c’entra con noi. C’entra, c’entra.
Berlusconi, quand’anche durasse fino a fine legislatura, sarebbe politicamente un “dead man walking” un morto che cammina, triste spettacolo che ci auguriamo di non vedere.
Di conseguenza a causa proprio della massima latina di prima, il nostro inconscio e con lui quello collettivo, appena registrata la presenza del vuoto sono portati ad andare a rovistare nell’archivio della nostra mente (e di quella collettiva) per cercare uno che ricopra al volo quel vuoto.
Il fatto sorprendente, secondo gli esperti, è che questo processo mentale all’inizio inconscio si svolge al volo o come si dice nel campo dei computer in tempo reale, immediatamente.
Se il meccanismo è questo penso di non essere l’unico a ipotizzare che il primo papabile individuabile nei faldoni del nostro archivio mentale sia proprio lui, Tremonti.
Se usciamo dai complessi meandri della psicologia per avviarci al più banale teatrino quotidiano della nostra politica saremo costretti a rilevare che il nostro, sia che abbia fatto analisi sulla psicologia delle folle, sia che non li abbia fatti, ci ha da tempo messo del suo per orientare la mente collettiva verso il suo nome.
Prima osservazione, mentre Berlusconi in politica era ed è rimasto un’anomalia in tutti i sensi, Tremonti c’è.
Anche Berlusconi aveva spessore nel senso che proveniva dalla società civile, dove aveva un ruolo di particolare rilevo. Berlusconi però in politica era un alieno e tale è rimasto, aveva bisogno di chi gli faceva la traduzione simultanea, altrimenti non ci capiva niente e soprattutto non ha mai saputo guidare la macchina, perché la odiava, la prendeva a calci un giorno si e uno no e la macchina non andava avanti se non a passo d’uomo.
Tremonti all’inizio della sua avventura ha anche lui corso il rischio di cavalcare l’antipolitica, ma ha ben presto capito che la politica è insostituibile, che non è l’amministrazione del grande condominio, ma è a un livello superiore se no non servirebbe, è prima di tutto visione strategica.
Anche Tremonti ha provato a giocare col populismo proponendosi come il rappresentante dei contro- globalismo o come diceva lui contro- mondialismo. A un certo punto però ha capito che il gioco era ben più complesso e che non sopportava semplificazioni populiste ed ha raddrizzato il tiro. Mentre Berlusconi affondava a causa delle sue fobie personali e dei suoi limiti politici, Tremonti cresceva e saliva di tono.
Il discorso che ha pronunciato ieri a Confartigianato è il discorso di uno che ha avuto si la furbizia di mettersi a studiare da statista per tempo , ma ha avuto anche la capacità di saper ascoltare le categorie e i territori fino a diventarlo uno statista vero.
Idee strategiche chiare : pareggio di bilancio e sviluppo ottenibile superando le disfunzionalità del pubblico, sapendo che qualcuno il conto lo deve pagare e che costui poi non ti premierà nell’urna, ma che se il paese ha bisogno di quella cosa ,questa va fatta anche scontentando categorie lobbies e corporazioni.
Tremonti ha anche lui dei difetti che lo ostacolano e lo ostacoleranno.
A molti è antipatico per la sua aria professorale, sembra sempre che ti voglia impartire una lezione.
Soffre anche lui come tutti i politici di un ego che lo spinge al narcisismo là dove indulge (nei suoi libri in modo irritante) a slogan spesso tutt’altro che brillanti.
Ha sempre evitato di farsi una sua “corrente” politica trasparente, anche se il marasma nel centro destra è tale che non mancano nemmeno a livello locale personaggi che dicono di essere tremontiani.
Questo è un azzardo, perché non è detto che possa permettersi di presentarsi come un politico di tale levatura da non avere necessità di appoggiarsi a una sua corrente di sostenitori.
Ha dimostrato però al Ministero pesantissimo che dirige da anni di avere una qualità essenziale per un politico, che Berlusconi non ha mai avuto, quella di mettere nei posti chiave dei tecnici di assoluto valore, non dei mediocri adulatori.
Ha avuto talmente la mano felice nella scelta che è stato costretto in questi giorni a richiamare i manovratori della macchina per il recupero dell'evasione fiscale a rallentare perchè si erano dimostrati troppo efficenti.
Vedremo se saprà prendere il volo, ma le cose congiurano a suo favore.
Se Berlusconi e Bossi fossero tanto sciocchi da costringerlo alle dimissioni nel giro di ore o giorni i mercati reagirebbero immediatamente castigando i nostri titoli pubblici e gli incauti sarebbero cacciati a calci nel sedere.
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