Finalmente anche in Italia ,che non ha usufruito nè della rivoluzione francese, né della riforma protestante ,per entrare nella modernità, come a suo tempo hanno fatto i nostri vicini posti a nord delle Alpi , sono apparsi pubblicamente quelli che la pensano diversamente dai cattolici ufficiali in dialogo pacato e proficuo con alcuni cattolici molto qualificati.
Per decenni purtroppo in Italia non è mai esistito quel dialogo fra laici e cattolici che altrove è stato utile e fecondo per tutte e due le scuole di pensiero.
All’epoca del pur grande Indro Montanelli, non solo lui, ma qualsiasi intellettuale laico semplicemente si rifiutava di dire la sua su qualsiasi cosa che riguardasse il pensiero o la chiesa cattolica.
Da parte sua la chiesa ufficiale non ostante le aperture del Concilio Vaticano II, stentava a superare quel tradizionale atteggiamento fra l’arrogante e il condiscendente per il quale il laico era visto come un barbaro ,che prima o poi si sarebbe civilizzato convertendosi all’ortodossia cattolica.
Siccome nel mondo e inevitabilmente anche in Italia le cose sono andate esattamente al contrario ,cioè la secolarizzazione ha portato il gregge dei fedeli e dei loro pastori ad assottigliarsi in modo costante e clamoroso, anche alcuni tradizionalisti hanno dovuto interrogarsi sulla opportunità di dialogare in modo più serio con i laici invece di continuare a qualificarli “laicisti” , inventandosi un neologismo che non ha alcun senso e che infatti non è traducibile nelle altre lingue, perché assente come concetto nel resto del mondo.
Parte del mondo cattolico ufficiale si è aperto al dialogo usando anche canali sistematici come hanno fatto il Cardinal Martini con la tavola dei non credenti, fino ad arrivare alle più recenti iniziative del Card Ravasi e senza trascurare la rivista Oasis e tutto il lavorio che la sottende animato dal Card Scola, ora Arcivescovo di Milano.
A livello di massa la galassia del volontariato è per sua natura aperta e dialogante, animata da alcune realtà vistose come la Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi, Libera di Don Ciotti,la casa della Carità di Don Colmegna, le Caritas locali ecc.
I così detti preti da strada, cioè i vari Don Gallo, Don Rigodi e molti altri meno conosciuti ma non meno presenti, sono dialoganti per definizione e non chiedono certo all’interlocutore se crede in tutti i dogmi cattolici prima di accoglierlo.
Intieri ordini religiosi come i Comboniani, i Dehoniani e parzialmente addirittura i Gesuiti, commissariati non per caso dall’ultimo papa Woitila , sono orientati verso posizioni progressiste e di dialogo con gli “altri”.
In Italia non è facile capire perché i cattolici ,diciamo per approssimazione progressisti, non hanno canali di rappresentanza per approfondire le loro posizioni come ad esempio il movimento “noi siamo chiesa” largamente diffuso a Nord delle Alpi.
Questo succede anche se non soprattutto a causa dell’infausto lungo periodo nel quale la conferenza episcopale è stata gestita con metodi praticamente staliniani dal Card Ruini che candidamente riversava fiumi di danaro su media e iniziative solo tradizionaliste e non ha mai dato un euro a chi non la pensava esattamente come lui, riducendo la chiesa italiana al salottino dei suoi fedeli.
Ma non è solo colpa di Ruini è anche colpa loro, cioè di chi fra i cattolici non ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto come se fossimo ancora ai tempi di Carlo Borromeo.
Per di più in Italia la fine dell’unità politica dei cattolici, invece che favorire le forze cattoliche progressiste, di fatto le ha penalizzate, dato che il loro inserimento nel PD ha coinciso con l’inizio della loro irrilevanza e della fine di una qualsiasi elaborazione politico- sociale autonoma.
Non trascuriamo poi la posizione e l’apporto dato da intellettuali cattolici di primo piano che hanno pubblicamente sostenuto le loro tesi in contrasto con la dogmatica cattolica e ne hanno dovuto pagare le conseguenze (Vedi negli anni Bontadini, Severino e Lombardi Vallauri ,che hanno dovuto lasciare le loro cattedre all’Università Cattolica, va detto, anche se trovando subito le porte spalancate verso le medesime cattedre in prestigiose università pubbliche).
Sono lontani per fortuna i tempi di Galileo costretto all’abiura o di Giordano Bruno messo al rogo in Campo dei Fiori dal presunto santo inquisitore Roberto Bellarmino o più vicino a noi di Bonaiuti buttato fuori e messo al bando dall’Università pubblica da un cinico fascismo ateo, ma clericale per convenienza.
Ai nostri giorni il teologo Vito Mancuso per aver osato affermare tra l’altro che il dogma del peccato originale sopravvenuto ed ereditato senza colpa personale è una pura e semplice sciocchezza (come aveva fatto per la verità vent’anni prima il sopra citato filosofo del diritto Lombardi Vallari) ha solo dovuto sorbirsi indecenti contumelie una parte dell’intellighentia cattolica tradizionalista , ma è rimasto tranquillamente nella sua cattedra al San Raffaele.
I suoi libri raggiungono ottime tirature e il teologo, complici anche le pochissime rubriche culturali televisive è diventato un personaggio noto.
Altri intellettuali cattolici di primo piano che hanno idee non conformi a una parte della dogmatica cattolica ufficiale, hanno usufruito della cooperazione di Corrado Augias , che da laico intelligente ha usato il suo nome e il suo volto ben conosciuti dal grande pubblico a livello dei media televisivi o della carta stampata per potere farsi conoscere.
Ne sono usciti alcuni libri di argomento gravoso ma che hanno avuto grande e meritato successo.
Questi libri scritti formalmente a quattro mani, senza nulla togliere all’apporto di pensiero dato da Augias, in pratica hanno consentito a intellettuali cattolici ben affermati nella loro materia, ma del tutto ignoti al grande pubblico di esporre il loro punto di vista, che non coincide affatto con quello della gerarchia della chiesa (lo stesso teologo Mancuso, lo storico del cristianesimo Mauro Pesce,lo storico del cristianesimo e cultore della letteratura patristica Remo Cacitti, tutta gente che aveva da tempo prodotto opere accademiche di grande mole e valore, ma ignote fuori dalla cerchia degli specialisti).
Questa forma di collaborazione ha un grande valore.
Prima di tutto perché se i cattolici italiani sono ridotti come sono, cioè ad essere una minoranza, ormai ai margini dello sviluppo culturale del paese, questo è prima di tutto colpa loro, della loro pigrizia al limite dell’ignavia, che li ha portati ad essere nel mondo fra gruppi nazionali cattolici, meno acculturati e meno informati sulle basi della loro religione.
Il confronto col pensiero laico, fatto con garbo e con rispetto per le reciproche opinioni, come quello che viene fuori dai citati libri di Augias è di grande utilità per i cattolici italiani che non sono abituati a dedicare del tempo per accostarsi alla scrittura ed ancor meno ad argomenti teologici, come da secoli veniva fatto nel nord Europa, almeno fra le persone di una certa istruzione.
La chiesa non è mai riuscita a fare in modo serio i conti con la riforma, con l’illuminismo e da lì con il liberalismo il socialismo o più terra- terra addirittura con la democrazia e i diritti umani.
I cattolici italiani cantano da anni in Chiesa inni che li definiscono come “il popolo di Dio”, che parlano della “casa del Padre”, ma non sembrano avere acquisito nemmeno da queste pure elementari affermazioni la consapevolezza della loro responsabilità personale e di gruppo nella gestione della chiesa che è loro, almeno con lo stesso livello di intensità di quello dei chierici consacrati, se sono popolo nella casa del Padre.
Metà di loro essendo donne sono legittimate a scopare le chiese ma non ad essere presenti con gli stessi diritti dei fedeli maschi.
I consacrati devono fare finta di non avere problemi a gestire la loro sessualità in modo forzatamente distorto e innaturale.
La chiesa continua ad avere la pretesa di potere vivere nel mondo moderno e globalizzato con una “governance” come si dice oggi, cioè con una struttura organizzativa e di governo che ripropone papale papale quella di una corte rinascimentale.
Il corpus dogmatico riconosciuto e approvato dalla chiesa contiene anche molte affermazioni che non hanno alcuna solidità concettuale e che collidono con la logica, come il citato dogma del peccato originale senza colpa personale.
Tutte queste cose riportate a puro titolo di esempio vanno affrontate dai cattolici, prima che da eventuali concili, perché i tempi ormai sono tali da non concedere ancora troppo tempo prima che la famosa barca di Pietro vada a fondo o più semplicemente si avvii alla completa irrilevanza,come è già successo a Nord.
Le iniziative i libri e i personaggi sopra citati tutti italiani, hanno tra l’altro avuto il merito di aprire un dibattito su temi che nei paesi anglosassoni era fiorente da un bel pezzo, ma che in Italia era ignorato anche a livello degli intellettuali cattolici.
Ora sono sbarcati in Italia tradotti in italiano ad esempio gran parte dei libri concernenti la critica storica della scrittura, che prima erano conosciuti solo dai cultori della materia, e non sono poca cosa.
Stiamo parlando di tutti quegli studi che danno gli strumenti per valutare l’attendibilità dei testi scritturali, così come gli specialisti possono valutare ,che so io, l’attendibilità dei testi pervenutaci dopo molte traversie storiche del “de bello gallico” di Cesare, con l’aggravante che i testi scritturali sono stati manovrati, tradotti, copiati e ricopiati da chierici, che avevano tutto l’interesse a dire una cosa invece che l’altra per dare una mano alla scuola teologica di loro maggiore gradimento.
E quindi in molti se non in tutti i casi ci hanno messo qualcosa di loro allontanandosi dai testi originari, che come è noto non ci sono pervenuti affatto, al punto che non sappiamo nemmeno in che lingua erano stati scritti.
Accanto a questi tutti i libri importanti del filone relativo ai Vangeli apocrifi ai rotoli del Mar Morto e di Qumran.
Anche in questo settore il livello di ignoranza dei cattolici italiani è risultato allarmante.
Sono poi usciti tutti quei libri riconducibili al filone della filosofia della scienza : Richard Dawkins per fare un nome, che nel mondo ha venduto a ritmi da best sellers.
E anche in questo settore si è acceso un interesse che ha portato all’emersione di autori italiani come il matematico Odifreddi, che ha scelto all’inizio non la strada del dialogo ma quella dell’insulto e del dileggio,ma che ora è rientrato nei binari del dialogo civile.
Così si è sviluppato anche in Italia tutta l’argomentazione su evoluzionismo, creazionismo o pura causalità ecc.
Ingegneria genetica e i così detti temi bioetica affrontati in Italia con un eccesso di fanatismo ideologico, ma almeno affrontati, in modo che la gente si possa almeno informare e pensarci sopra.
Gli scienziati hanno cominciato a non ritenere più sconveniente mettersi intorno a un tavolo a discutere con un filosofo o con un teologo, è stato per l’Italia un inizio, tardivo e incomprensibile per gli accademici anglosassoni che in qualsiasi loro università importante o meno erano da sempre in dialogo con i colleghi delle Divinity Scools laiche (facoltà di teologia), ma meglio tardi che mai.
In questa prospettiva il dialogo fra cattolici e laici non cattolici è estremamente proficuo perché è l’unico modo per allargare la visuale di entrambe le scuole di pensiero.
Mi sono permesso sopra di dare degli ignoranti ai cattolici italiani, cosa che è di per sé antipatica e poco corretta per la semplice ragione che tutta la mia storia personale si è svolta all’interno del mondo cattolico e quindi la poco simpatica affermazione la sento rivolta prima a me stesso che ad altri.
Per obiettività ed a parziale scusante di tale ignoranza va detto che purtroppo “santo intenet” che ha dato accesso a una montagna di documenti specializzati con relativi potentissimi motori di ricerca, è arrivato in questi ultimi anni e quindi prima anche chi avesse voluto documentarsi su cosa poteva contare?
In Italia, caso unico al mondo esiste l’”editoria cattolica” cioè i testi riconducibili alla religione cattolica erano stampati praticamente solo dai pochi editori cattolici (Paoline, Morcelliana, Piemme,Iaka Book ecc) e inutile dirlo i testi più venduti erano e sono libri per lo più consistenti in storie melense di santi e miracoli o testi di presunto arricchimento spirituale cioè di pura propaganda ed edificazione per le anime ritenute semplici.
I classici, i testi patristici non li leggeva nessuno allora ,nemmeno fra gli ecclesiastici, e non li legge nessuno adesso, con la differenza che fino a pochi anni fa non era facile procurarseli nelle librerie, esistevano sole nelle biblioteche specializzate e c’era anche la barriera del latino, perché questi tipi di testi non esistevano in traduzione italiana .
Oggi invece, chi vuole può accedere a quasi tutto e sul web trova tutto subito, se pure solo in inglese, questo, il latino moderno bisogna comunque impararlo per forza.
Ma non basta ancora,per capire le limitazioni alle quali erano e in gran parte sono ancora soggetti i cattolici italiani occorre ricordarsi che non esistono in Italia facoltà teologiche gestite da accademici laici nelle università statali, come capita nel resto del mondo occidentale in regime di libertà di ricerca.
Di conseguenza i cattolici italiani non hanno mai potuto partecipare a un dibattito teologico nel quale poter vedere nuovi indirizzi di pensiero e valutarli per poter arricchire e far progredire le proprie conoscenze, per la semplice ragione che le facoltà ecclesiastiche non accettavano nessuna forma di pluralismo di pensiero.
Ai tempi del concilio i più tenaci si sono procurati i testi di riferimento dei teologi per lo più francesi, che quel concilio hanno ispirato Congar, Chenou ecc.,comprandoli in Francia.
Aperta quella finestra, però per poco tempo, qualcuno ha poi provveduto a chiuderla con decisione e tutto è tornato come prima.
Per la semplice ragione che i teologi in Italia,poveretti loro, operando quasi esclusivamente in facoltà pontificie o comunque sottoposti all’autorità ecclesiastica sono soggetti alle forche caudine del diritto canonico (anche questo colpevolmente ignorato dai cattolici italiani) che impone loro un giuramento di fedeltà al cor pus dogmatico ortodosso nella sua interezza e quindi di fatto sancisce per loro la impossibilità di esercitare la libertà di ricerca scientifica.
In queste condizioni cosa potevano e possono elaborare?
Ribollire sempre la stessa minestra si è visto a quali brillanti risultati ha porato.
Come poteva svilupparsi un cattolicesimo adulto in Italia se tutto era sotto tutela, come se tutto il mondo cattolico fosse stato un immenso collegio o seminario, per eterni bambinetti , gestito da ecclesiastici sottomessi in modo ferreo alle loro gerarchie ,che di fatto ti censuravano libri e letture.
Internet ha fatto cadere il muro del collegio e anche in Italia si è scoperto che altrove i cristiani delle varie denominazioni erano secoli e decenni che discutevano apertamente di cose che loro semplicemente non conoscevano.
Per dare un’idea di quanto sia opprimente per la libertà di ricerca il sistema di gestione del potere anacronistico tutt’ora vigente nella chiesa faccio un esempio di carattere personale.
Ho avuto modo di seguire nel tempo diversi interventi del Card Martini sul tema nel quale è particolarmente competente,quello della teologia biblica e tutte le volte che lo sentivo mi meravigliavo del fatto che questo studioso si soffermasse ad analizzare dettagliatamente singole frasi delle scritture risalendo regolarmente al testo ebraico e tutte le volte rilevava che la traduzione corretta portava a concetti diversi rispetto a quelli risultanti dalla traduzione canonica, in uso al momento.
Dopo avere visto ripetersi più volte il medesimo schema mi sono fatto una domanda ovvia, ma perché il Cardinale non produce una sua versione della Bibbia dall’ebraico all’italiano?
Domanda che mi facevo senza rendermi conto di quanto fosse ingenua.
Non lo faceva ,pur essendone perfettamente in grado perché , sembrerà impossibile, ma è così , non aveva e non ha l’autorità per farlo.
Perché? Non certo per ragioni burocratiche, ma evidentemente perché la traduzione è una forma di manipolazione dei testi utile per sottolineare alcune cose e sottacerne alcune altre.
Martini conosceva benissimo il vasto filone, soprattutto anglosassone, della critica storica della scrittura, ma ben sapendo come questo fosse osteggiato in Vaticano non ne faceva nemmeno cenno, rischiando di non far capire ai suoi ascoltatori quale fossero i termini delle questioni che sollevava.
Chi scrive, uno dei suoi tanti ascoltatori, ha dovuto aspettare la libertà di ricerca che ha portato internet per vedere che al di là del muro c’erano già intiere biblioteche sull’argomento.
Questo è’un esempio forse piccolo, ma rende l’idea di una comunità culturale vissuta per decenni sotto tutela senza nemmeno accorgersene.
L’arrivo di Internet con la biblioteca di Alessandria disponibile per tutti e subito, l’arrivo in Italia dei testi che sopra si sono citati che criticano in modo trasparente alcuni aspetti della dogmatica cattolica che non sono mai stati in piedi per mancanza di coerenza logica e per mancanza di appoggio reale nella scrittura, la scelta di laici divulgatori o scienziati disposti finalmente anche in Italia a confrontarsi con le tesi cattoliche stanno dando una grande opportunità ai cattolici italiani.
Avere l’opportunità di uscire dalla tutela è comprensibile che crei qualche momento di disorientamento, ma guai se non ne approfittassero, ora non ci sono più scuse .
Che la chiesa gerarchica conceda o non conceda, bisogna trovare la visibilità che finora non è mai esistita in Italia per i cattolici adulti.
Chi preferisce rimanere sotto tutela ha tutti i diritti di farlo, ma non può pretendere che la sua personale sensibilità venga ritenuta l’unica possibile forma di cattolicesimo.
La potenza della tecnica ha abbattuto i muri e la cosa è irreversibile, occorre farsene una ragione
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